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Vecchio Uomo Salice

Visto che è piaciuta la scorsa analisi di Sauron e della sua sconfitta, oggi andiamo ad analizzare chi fosse il vecchio uomo salice.

Il Vecchio Uomo Salice è una creatura della stirpe degli Ucorni che vive nella Terra di Mezzo, più precisamente nella Vecchia Foresta, a cavallo tra la Seconda e la Quarta Era. Durante la Guerra dell'Anello dopo aver attirato Frodo e i suoi amici al centro della foresta cercò di catturare Merry e Pipino, ma venne fermato in tempo da Tom Bombadil.

Non si conoscono le esatte origini del Vecchio Uomo Salice e Tolkien non ha mai approfondito il discorso. Probabilmente un tempo era un Ent come Barbalbero che un giorno cominciò ad "inselvatichirsi" ponendo la propria dimora in quella che in seguito divenne la Vecchia Foresta e divenendo come gli Ucorni della Foresta di Fangorn. Con il passare dei secoli ha iniziato a covare dentro di sé un sentimento di odio nei confronti di tutto ciò che si muove liberamente (e che spesso taglia, brucia, spezza...), un odio che ha tinto di nero il suo cuore, che ha reso il suo spirito malevolo (cosa che lo accomuna ad alcuni Ucorni della foresta di Fangorn).

Oltre che nel primo libro della trilogia de Il Signore degli Anelli, compare anche nella poesia intitolata "Le Avventure di Tom Bombadil" (The adventures of Tom Bombadil).


Il Vecchio Uomo Salice appartiene alla categoria degli Ucorni (Huorns), antichissimi "alberi spirituali" (in quanto "abitati" da particolari spiriti degli alberi) che formavano la primordiale Grande Foresta di Arda. A partire dalla Terza Era del sole, il Vecchio Uomo Salice dimora nella Vecchia Foresta, al confine est della contea, lungo le sponde del Sinuosalice (Withywindle).

Quasi tutta la Vecchia Foresta è sotto il suo vigile controllo, sotto l'influenza della sua volontà. Ha potere sui venti e trae energia dalla terra attraverso le sue profondissime radici. Per mezzo di un potente sortilegio, una melodia incantatrice appena udibile nel delicato fruscio delle foglie al vento, è in grado di indurre al sonno le malcapitate vittime, il cui destino è quello di scomparire inglobate nel suo tronco. L'unico con il potere sufficiente ad opporglisi è Tom Bombadil il Messere della Foresta.


Fonti:

(2) The adventures of Tom Bombadil


 

Chi erano esattamente gli Ucorni? Negli scritti di J.R.R. Tolkien, gli "Ucorni" sono menzionati brevemente come un tipo di creatura affine agli Ent, i pastori degli alberi che appaiono ne Il Signore degli Anelli. Gli Ucorni, tuttavia, sembrano essere più selvatici e più strettamente legati agli alberi veri e propri, al punto che in alcuni casi sono quasi indistinguibili da essi.


Tolkien accenna agli Ucorni negli scritti che trattano delle foreste della Terra di Mezzo, in particolare nella foresta di Fangorn. Mentre gli Ent sono creature senzienti, che parlano e interagiscono con gli altri popoli della Terra di Mezzo, gli Ucorni sono più silenziosi e misteriosi, e sembra che non interagiscano molto con le altre razze. In certi passaggi, si fa riferimento agli Ucorni come alberi che sono in qualche modo animati o consapevoli, e che potrebbero addirittura attaccare coloro che osano entrare nelle loro foreste senza rispetto. Tolkien non ha mai descritto gli Ucorni in dettaglio come ha fatto con gli Ent, e perciò rimangono una parte volutamente oscura e misteriosa del suo legendarium.


Contesto storico

Gli Ucorni sono parte di un mondo antico e selvaggio, molto prima dell'arrivo degli Elfi, degli Uomini e dei Nani. Gli Ent stessi furono creati dai Valar, in particolare da Yavanna, la dea della natura e dei viventi, che desiderava proteggere gli alberi e le foreste dalle devastazioni delle altre creature. Nel corso della Prima Era, gli Ent iniziarono a vegliare sulle foreste, ma con il passare del tempo, durante la Seconda e la Terza Era, la maggior parte delle foreste della Terra di Mezzo furono distrutte o ridotte, lasciando pochi luoghi incontaminati come Fangorn e Bosco Atro.

Gli Ucorni rappresentano una forma ancora più selvaggia e primitiva di questa connessione con la natura. A differenza degli Ent, che possono parlare e interagire, gli Ucorni sembrano essere quasi totalmente distaccati dagli altri popoli della Terra di Mezzo. Durante la Terza Era, con l'espansione degli Uomini e la continua distruzione delle foreste, è probabile che gli Ucorni si siano ritirati sempre più in profondità nelle foreste rimaste, vivendo in un isolamento quasi totale. Questo contesto storico riflette un tema più ampio nella mitologia di Tolkien, ossia il graduale declino della magia e della natura selvaggia nella Terra di Mezzo, sostituita dall'avvento della civiltà degli Uomini.


Gli Ucorni, come gli Ent, sono testimoni di questo cambiamento, simboli di un tempo più antico e selvaggio che sta scomparendo man mano che la Terra di Mezzo si evolve.


 

Il legame tra la natura e gli scritti di J.R.R. Tolkien è centrale alla sua visione della Terra di Mezzo e riflette molte delle sue preoccupazioni personali riguardo al rapporto tra uomo e ambiente. Le foreste, le montagne, i fiumi e gli animali non sono solo sfondi nei suoi romanzi, ma entità vive che partecipano attivamente alla storia. Le creature come gli Ent e gli Ucorni sono manifestazioni di questo legame tra natura e mitologia, esseri che incarnano lo spirito delle foreste e del mondo selvaggio.



La natura come forza vivente

In tutta la Terra di Mezzo, la natura è presentata come una forza viva e quasi divina. Questo è evidente sin dai primissimi scritti di Tolkien, in cui la creazione del mondo avviene attraverso la musica degli Ainur, una manifestazione della volontà di Eru Ilúvatar, il creatore. In questo contesto, ogni parte della Terra di Mezzo — dalle foreste alle montagne — è imbevuta di una sorta di "anima" che la rende parte di un equilibrio più ampio.


Tolkien, amante della natura, esprime spesso il suo rimpianto per la distruzione dell'ambiente a causa dell'industrializzazione, che egli vedeva come una minaccia non solo alla bellezza del mondo naturale, ma anche alla sua spiritualità. Questo sentimento è evidente nelle sue descrizioni delle terre devastate da Saruman, che rappresenta l'industrializzazione corrotta, o di Mordor, una terra desolata e priva di vita.


Le creature della natura: Tom Bombadil, i Lupi e i Guadi

Anche altre figure e creature che abitano la Terra di Mezzo mostrano il legame tra la natura e la mitologia di Tolkien. Tom Bombadil, per esempio, è una figura enigmatica che sembra rappresentare uno spirito della natura primordiale, estraneo ai conflitti e alle preoccupazioni degli altri esseri. Vive in armonia con la natura, immune al potere dell'Anello, e rappresenta un equilibrio perfetto tra uomo e ambiente.

Le aquile giganti, i lupi mannari, gli uccelli di Bosco Atro e altre creature naturali sono spesso alleati o nemici dei protagonisti della storia, a seconda delle forze con cui si schierano. Le aquile, ad esempio, rappresentano un simbolo della natura libera e incontaminata, mentre i lupi mannari e altre creature oscure sono spesso associate alle forze distruttive di Sauron.


Natura e civiltà: un contrasto fondamentale

Uno dei temi più forti negli scritti di Tolkien è il contrasto tra la natura incontaminata e la civiltà, soprattutto quando quest'ultima diventa distruttiva e alienata dalla terra. La Contea degli Hobbit, per esempio, è presentata come un luogo idilliaco, dove la vita semplice e rurale è in perfetta armonia con la natura circostante. Questo contrasto è reso evidente alla fine de Il Signore degli Anelli con il "Sacking of the Shire", quando Saruman e i suoi scagnozzi devastano la Contea, sostituendo la bellezza naturale con macchine e fabbriche.

Saruman è forse il simbolo più chiaro di questa dicotomia. Nel corso della storia, passa dall'essere un grande saggio e protettore della natura a un servitore del potere e dell'industria, distruggendo le foreste di Isengard per creare un esercito e costruire macchine di guerra. La sua caduta rappresenta l'allontanamento dall'armonia con la terra verso un approccio dominato dalla tecnologia e dalla manipolazione della natura a scopi distruttivi.



Conclusione: il mito della natura in Tolkien

In conclusione, negli scritti di Tolkien, la natura non è solo uno sfondo passivo, ma una parte fondamentale della narrazione e del mondo stesso. Attraverso gli Ent, gli Ucorni, e altre creature legate alla natura, Tolkien esplora la relazione tra l'uomo e l'ambiente, presentando la natura come una forza viva, sacra e potente, che può proteggere e guarire, ma anche distruggere se viene minacciata. Questo legame profondo tra la Terra di Mezzo e il mondo naturale riflette le preoccupazioni di Tolkien riguardo alla distruzione dell'ambiente nel mondo moderno e al valore intrinseco della natura che va oltre l'uso umano.


Quale personaggio vorresti che venisse esplorato nei successivi viaggi alla scoperta del mondo tolkeniano?


 

Lettura consigliata: The Nature of Middle-earth


"The Nature of Middle-earth", pubblicato nel 2021 e curato da Carl F. Hostetter, è una raccolta postuma di scritti inediti di J.R.R. Tolkien, dedicata agli aspetti più tecnici e filosofici della Terra di Mezzo. Questa opera esplora in profondità la mitologia, la cosmologia e l'antropologia dell'universo tolkieniano, con particolare attenzione a temi come il tempo, l'immortalità, la geografia e l'ontologia dei popoli che abitano la Terra di Mezzo.



Ecco una panoramica dei punti salienti:


1. Esplorazione filosofica e teologica

Il libro tocca questioni profonde legate alla natura del tempo, all'immortalità degli Elfi e al destino degli Uomini. Tolkien riflette sulla condizione immortale degli Elfi e su come questa interagisca con il mondo fisico. In alcuni capitoli, si discute della differente concezione del tempo tra Elfi e Uomini, con gli Elfi che percepiscono il tempo in modo ciclico, mentre gli Uomini lo vivono come lineare e progressivo.


2. Dettagli tecnici sulla geografia e la biologia

Vengono forniti dettagli aggiuntivi sulla geografia della Terra di Mezzo, la distribuzione delle popolazioni e persino sulle caratteristiche biologiche degli esseri che vi abitano. Tolkien si avventura in descrizioni dettagliate di aspetti come la fisiologia degli Elfi e degli Uomini, il ciclo di vita e le peculiarità fisiche di creature come gli Ent.


3. Il ruolo della cosmologia

Una parte significativa del libro esplora l'evoluzione dell'universo tolkieniano e come Ilúvatar e i Valar abbiano creato e modellato il mondo. Ci sono anche riflessioni sulle stelle, sul sole e sulla luna, nonché su come la luce e le tenebre influenzano il mondo materiale e spirituale.


4. Struttura e organizzazione del testo

Il libro è strutturato in una serie di saggi e appunti che non sempre seguono un filo narrativo coerente. Si tratta piuttosto di una raccolta di frammenti di pensieri di Tolkien, che possono risultare un po' dispersivi. Tuttavia, questo lo rende prezioso per chi è interessato a comprendere l'evoluzione del pensiero di Tolkien nel corso degli anni e il modo in cui perfezionava continuamente il suo legendarium.




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